Milano, tra le tante bellezze da visitare, ha un enorme patrimonio di chiese e santuari che racchiudono tradizioni secolari e leggende magiche. Dopo l’immancabile visita al Duomo della capitale meneghina che lo scrittore statunitense Mark Twain definiva “Un inno intonato alla pietra, una poesia incisa nel marmo“, una sosta merita di essere fatta anche alla Chiesa di Santa Maria della Fontana e alla cripta sotterranea della Chiesa di San Sepolcro. La prima si trova nel quartiere Isola e racchiude al suo interno una fonte miracolosa, da sempre ritenuta capace di curare disturbi dell’apparato osseo e articolare. La seconda si trova a pochi passi dal Duomo, nell’omonima piazza, vicino alla Biblioteca Ambrosiana ed era il luogo di preghiera scelto da San Carlo Borromeo.
Pedaliamo allora in un Milan Bike Tour andando sulle tracce di questi luoghi sospesi nel tempo.
Santa Maria alla Fontana: una fonte di miracoli
Undici zampilli, ai piedi dell’altare della Chiesa di Santa Maria della Fontana di Milano, sono ancora oggi oggetto di devozione e di richieste di guarigione. Dalle bocche, posizionate su un’antica pietra di origine medievale, sgorga l’acqua ritenuta miracolosa e dai poteri taumaturgici a cui centinaia di pellegrini e di fedeli vanno ad abbeverarsi. Il nome “Alla Fontana” deriva proprio dalla presenza di questa sorgente miracolosa di cui si ha notizia fin dal Medioevo. L’episodio più celebre è quello legato al governatore di Milano Carlo d’Amboise: afflitto da una brutta infezione agli occhi, a cui i medici non riuscivano a trovare cura, il governatore francese si recò alla fonte miracolosa, si bagnò con l’acqua e pregò la Madonna promettendo che, in caso di guarigione, avrebbe fatto erigere un santuario come segno di riconoscenza. L’infezione agli occhi sparì e Carlo mantenne la promessa: nel 1507 lo stesso d’Amboise partecipò alla posa della prima pietra della Chiesa.
Inizialmente si parlò di un coinvolgimento nel progetto di Leonardo Da Vinci e del Bramante, ma l’incarico venne poi affidato al pavese Giovanni Antonio Amedeo, già progettista della Certosa di Pavia e della Cappella Colleoni di Bergamo. La Chiesa si presenta con un impianto misto tra la croce latina e quella greca. La fonte è il luogo centrale, pensata come uno spazio dedicato alla preghiera e al passaggio dei pellegrini che poi proseguivano recandosi nella sacrestia-farmacia annessa. Oltre alla Chiesa meritano una visita anche i Chiostri, a destra e a sinistra della basilica ma rigorosamente identici.
L’acqua che oggi sgorga dalle undici bocche non è però l’acqua miracolosa di cui si parla nella leggenda. Alla fine del 1800 alcuni svasi di materiale inquinante resero inutilizzabile quella falda acquifera obbligando l’Amministrazione Comunale a ripiegare sulle acque dell’acquedotto di Milano. La devozione popolare è comunque rimasta intatta e tanti pellegrini e malati si fermano in preghiera davanti alla fonte.
Chiesa di San Sepolcro e la cripta sotterranea
La costruzione della Chiesa di San Sepolcro risale al 1030: a volerla fu un monetiere di Milano che la fece edificare sui resti dell’antico foro romano. La dedicazione al Santo Sepolcro avvenne nel 1100, dopo il ritorno dei soldati dalla Prima Crociata e la riconquista di Gerusalemme. Ma non fu l’unico motivo del cambio di nome: nella cripta sotterranea è infatti custodita una copia del sepolcro di Cristo, dove viene conservata la terra prelevata dai Crociati a Gerusalemme e altre reliquie provenienti dalle Terra Santa. Nella seconda metà del Cinquecento San Carlo Borromeo scelse la cripta del San Sepolcro come luogo personale di preghiera, definendola “la palestra dello Spirito Santo“: dopo la sua canonizzazione è stata posizionata una statua in terracotta policroma che lo raffigura inginocchiato, in adorazione, davanti al sepolcro.
La cripta è stata riaperta al pubblico nel 2016, dopo cinquant’anni di chiusura ed è scrigno non solo di fede, ma anche di arte e cultura. Ne sono un esempio la pavimentazione in lastre di pietra bianca di Verona, provenienti dall’antico foro, e i cicli pittorici che sono tornati alla luce in seguito alla pulizia degli intonaci. Particolarmente evocativo è il cielo stellato dipinto sulle volte che sembra ispirarsi alla decorazione originaria del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
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